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La fontana di piazza Mazzini e la sua storia

Notizia del 05/09/2008

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Piazza Mazzini è situata nel quartiere Della Vittoria, una delle più interessanti e unitarie espansioni di Roma moderna, nonché illustre zona residenziale e sede di numerosi uffici e di enti pubblici/giudiziari.
Questa area della città si distingue anche per le aiuole e gli alberi imponenti ( selci, cipressi, mortelle) presenti sia al centro della piazza, sia nelle sette larghe strade ( Via Oslavia, Via Monte Zebio, Viale G. Mazzini, Via Settembrini, Via G.Ferrari, Via A. Brofferio, Via Sabotino) che da essa si dipanano. Il sistema viario è di tipo stellare, ispirato all’urbanistica francese. Qui il verde, oltre a creare un particolare contrappunto visivo con i palazzi adiacenti e a fare ombra, serve a mantenere una qualità dell’aria accettabile, in un punto peraltro ad alta densità di traffico.

L’architetto paesaggista, che ha curato, a partire dagli Anni Venti, la progettazione d’insieme del comprensorio, è stato Raffaele De Vico (1881-1969). Lo stesso è noto pure per aver creato in Roma il Parco del Colle Oppio, l’ampliamento del Giardino Zoologico, i parchi e i giardini dell’EUR e la ricostruzione dell’anfiteatro di Ostia Antica.  E’ proprio nei primi venti anni del secolo che iniziano a sorgere degli edifici, circostanti la piazza stessa. Essi, in un primo tempo, pur delimitandola, non le conferiscono  regolare forma geometrica e architettonica.
Solo nel 1927, con la costruzione della grande vasca centrale, la sua conformazione comincia ad assumere aspetti più delineati.

De Vico non ha intenzione di realizzare una semplice fontana, bensì un maestoso elemento decorativo di forma ottagonale (80 m di larghezza). Egli ritiene quindi più opportuno ispirarsi a un ninfeo antico e allo stile rinascimentale. Per le parti scultoree, inoltre, decide di avvalersi della collaborazione di Ermenegildo Luppi (1877-1937).

Tuttora il monumento è composto da un vialetto circolare, inframmezzato da nicchie-esedra, dal quale si diparte una serie di scalini degradanti verso una vasca, con il basso bordo in peperino e della larghezza di 25 metri, posizionata ad un livello inferiore rispetto al piano stradale.
Per riempirla, quattro  mensoloni  rovesciati  inviano fiotti d’acqua a cascata.

Inoltre su ogni mensolone poggia una elevata colonna a fusto liscio, su cui è scolpita la decorazione del fascio littorio, costituita da tre bastoni legati da corde scolpite in bassorilievo. Stemma questo carente però della scure, presente tuttavia su altri monumenti dell’epoca. In compenso, sono riportate le parole che indicano i valori del regime: Honor, Imperium, Virus.
Più in alto, un semplice capitello sorregge il classico simbolo del fascismo: l’aquila, dall’antico significato di forza e potenza.
Altri pilastri si notano all’ingresso di ogni nicchia-esedra: su alcuni di essi svettano ornamenti in pietra di notevoli dimensioni, come il vaso e la pigna.
Al centro della medesima nicchia-esedra si trova un lampione a globo, poggiante su una base in ghisa con incisione floreale. Circoscrivono poi lo spazio sul fondo, dei muretti semi-circolari, anch’essi in peperino, utilizzati come  panchine.

Degni di nota e di ammirazione sono senza dubbio anche i mosaici della pavimentazione. Fra i più rilevanti spicca una cornucopia, creata, nei toni dell’azzurro e del grigio, ai lati di una fontanella. Sostantivo questo derivante dal latino (cornu = corno e copia = abbondanza) e augurante fertilità e ricchezza.
Lo stesso messaggio viene qui messo in risalto pure dalla rappresentazione di un veliero: sin dalla tradizione greco-romana esso è indice di prosperità, poiché messo in relazione agli scambi commerciali marittimi,  generanti benessere per ogni società.

Esiste un terzo disegno a mosaico che, del resto, è un ulteriore segno positivo: il sole. Infatti è sempre stato considerato  un sinonimo di vita, splendore, felicità, ecc…
Infine, agli angoli della struttura, una piccola stella mette in evidenza i punti di deflusso. Ai suoi lati è scavato un affossamento in porfido per la raccolta dell’acqua.
Sfortunatamente oggi la maggior parte delle colonne e delle decorazioni scultoree si è rovinata o è ricoperta di scritte, a causa del vandalismo diffuso.

Nel 2001 si è dovuto procedere, per quanto possibile, al restauro del bacino centrale, degli elementi decorativi e della pavimentazione in acciottolato. Infine è stato ripristinato pure l’impianto idrico e messo a punto un nuovo sistema di illuminazione pubblica.
Comunque, la “fontana-giardino” risulta ancora isolata dal tessuto urbano, per il quale era stata pensata, e le fitte specie arboree, che originariamente definivano l’architettura del luogo, oggi,  riducendone la visione, sminuiscono l’importanza dell’opera.

La Redazione.

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